“Ho scattato le immagini più famose di un’epoca violenta, le foto che tutti i grandi quotidiani, con tutte le loro risorse, non riuscivano ad avere ed erano costretti a comprare da me. E scattando quelle foto, ho fotografato anche l’anima della città che conoscevo e amavo”

Arthur Fellig o meglio: Weegee
Questa frase è stata pronunciata da Arthur Fellig, o meglio conosciuto come Weegee!
Per oltre vent’anni Weegee fotografa la vita notturna di New York, i suoi bassifondi, i suoi drammi e i suoi criminali… quella NY che non dorme mai! Sempre in prima linea con la sua fotocamera, appena arrivava la notizia di un delitto “interessante”, di un incendio, di un incidente o di una rissa ci si fiondava per scattare foto. La polizia gli concedette persino un suo ufficio personale all’interno dell’ufficio persone smarrite della centrale, e nel 1938 è il primo cittadino di New York a ricevere il permesso di installare il sistema radio della polizia sulla sua Chevrolet. Nel bagagliaio un apparecchio di riserva, chimici per lo sviluppo, abiti di ricambio, sigari, salami e flash.
La Chevrolet: la sua auto, la sua casa e la sua camera oscura.
Dietro le sue foto stampate poneva un timbro: “The famous Weegee”.

Bagagliaio auto Weegee
Weegee riusciva a cogliere la verità dei fatti nella loro sconcertante semplicità: le sue immagini vanno dritte al sodo, non lasciano spazio all’immaginazione, colpiscono. Non risulta mai effettivamente violento e men che meno perverso, il suo vuole essere semplicemente un “occhio pubblico”. Nelle sue fotografie è rappresentata una generazione di diseredati, prostitute, alcolizzati, assassini e assassinati, guardie e ladri, lavoratori della notte, politici, uomini di stato, gangster, spogliarelliste e star. Tutti ripresi nella loro reale dimensione.
Nelle foto di Weegee i cittadini di New York scoprono una città esotica e diversa, lontana mille miglia dallo stereotipo a cui sono abituati.
Ma fine, nonostante tutto per Weegee è come per Isaac in “Manhattan” di Woody Allen:
“No, aspetta, ci sono: New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata…”
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