
Henri Cartier-Bresson
Definito da molti “l’occhio del secolo”, da altri il “padre del fotogiornalismo”. Quel che è certo è che Henri Cartier-Bresson è stato uno dei più grandi fotografi.
Cartier-Bressan si recava in ogni parte del mondo in cui avvertiva un cambiamento epocale e spesso aveva la sorprendente capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto per raccontare la storia. Fu testimone delle guerre civili di Spagna e Messico, della rivoluzione comunista di Mao in Cina, e fu l’ultimo fotografo a ritrarre Gandhi, esattamente 15 minuti prima del suo assassinio del 1948.
Era difficile per il suo photo editor lavorare con lui, Cartier-Bresson era disposto a tornare a casa a mani vuote da una missione se non aveva trovato l’ispirazione. Lavorava con una Leica, semplice e leggera, che teneva nascosta sotto il cappotto ma legata al polso in modo da poterla tirar fuori rapidamente. “Immediatezza dell’immagine” questo era l’importante. Nei suoi ritratti non metteva mai i soggetti in posa, ma preferiva fotografarli nel quotidiano, mentre erano inseriti nel loro ambiente. Per rendere la sua macchina meno appariscente, arrivò a rivestirne le parti metalliche con un nastro adesivo nero. Nelle sue fotografie la composizione è straordinariamente controllata e il tempismo magistrale con cui sono scattate ne creano la loro magia. Bresson era un purista: usava sempre l’obiettivo standard 50 mm, non tagliava mai le fotografie e non si serviva né del colore né del Flash. Non amava molto le didascalie, si limitava a indicare luogo e data nelle sue foto. “Le immagini non hanno bisogno di parole, di un testo che le spieghi. Sono mute, perché devono parlare al cuore e agli occhi”.
Ma come se non bastasse Cartier-Bresson verrà ricordato perchè nel 1947 fondò con Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert la Magnum Photos, la più grande e famosa agenzia fotografica al mondo.
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